Die Opernbestände
der Privatbibliotheken
römischer Fürstenhäuser

Eine einzigartige Opernsammlung: die Privatbibliothek Massimo Una collezione unica di opere liriche: la biblioteca privata Massimo

Einführung in die digitale Sammlung – von Roland Pfeiffer Introduzione alla collezione digitale – di Roland Pfeiffer


Im römischen Palazzo Massimo alle Colonne, städtischer Wohnsitz der gleichnamigen Adelsfamilie seit 1527, befindet sich eine der größten privaten Musiksammlungen Italiens. Neben sehr wenigen Handschriften aus älterer Zeit (darunter 2 Stimmbücher mit Motetten des 16. Jh.), einigen autographen Briefen von Rossini und Donizetti sowie zahlreichen Drucken vor allem aus dem 19. Jh., wird der größte Raum von einer Sammlung äußerlich gleichartig gestalteter Manuskripte (ca. 134) von Opern, Oratorien und Kantaten des späten 18. und frühen 19. Jh. eingenommen. Der musikwissenschaftlichen Forschung sind diese Preziosen seit Friedrich Lippmanns systematischer Auflistung von 1976 bekannt, in welcher ihr einheitliches Erscheinungsbild folgendermaßen beschrieben wurde: „Breitformat 30 x 20 cm, fester roter Pappeinband, hellbrauner Lederrücken mit Goldprägung. Auf dem Rücken Kurztitel. Rotes Stoff-Lesezeichen. Keine der Partituren ist autograph oder weist autographe Einzeichnungen auf. Auch lassen sich keine Aufführungsspuren finden. Offenbar wurden sie in römischen und teilweise wohl auch neapolitanischen »Copisterie« erworben. […] Um 1820 ist die Sammlung abgeschlossen und in dieser Zeit wohl auch gebunden worden.“ Nel Palazzo Massimo alle Colonne, residenza romana della famiglia nobile a partire dal 1527, si conserva una delle più grandi raccolte musicali d’Italia. Oltre ad alcuni manoscritti più antichi (tra cui due libri con parti staccate di mottetti del XVI secolo), diverse lettere autografe di Rossini e Donizetti, nonché numerosi stampati del XIX secolo, lo spazio maggiore è occupato soprattutto da una collezione di opere, oratori e cantate manoscritti (ca. 134) risalenti al tardo XVIII e primo XIX secolo. La ricerca musicologica conosce questo patrimonio fin dal 1976, quando Friedrich Lippmann ne redasse un elenco sistematico, descrivendo il loro aspetto esteriore uniforme in questi termini: „Formato largo 30 x 20 cm, copertina rigida di cartone rosso, dorso in pelle castano-chiara con scritte dorate. Sul dorso titolo breve. Segnalibri di stoffa rossa. Nessuna delle partiture è autografa o porta delle annotazioni autografe. Non ci sono inoltre tracce di esecuzione. Evidentemente furono acquistate in diverse copisterie romane e in parte anche napoletane. [...] La raccolta fu terminata e probabilmente anche rilegata intorno al 1820.“ [1]

Der gesamte Musikalienbestand erscheint als Ausfluss des privaten Musikinteresses der fürstlichen Familie während mehrerer Generationen. Der umfangreiche Kernbestand an Opernpartituren dürfte zu Zeiten von Massimiliano Massimo (1770-1840) und seinem Sohn Vittorio Massimo (1803-1873), beide Komponisten ›aus Leidenschaft‹, zusammengetragen worden sein. Die älteste der hier dokumentierten Opern ist Pietro Alessandro Guglielmis Tito Manlio von 1763, die am spätesten komponierten ist Gioachino Rossinis Italiana in Algeri von 1813. Gut zwei Drittel der Werke sind dem letzten Viertel des 18. Jh. zuzurechnen. Bei einer geschlossenen Sammlung, deren Einzelexemplare ein gutes halbes Jahrhundert italienischer Operngeschichte widerspiegeln, liegt es jedoch auf der Hand, dass bei der Datierung 4 verschiedene Zeitebenen zu unterscheiden (wenn auch nicht vollständig zu rekonstruieren) sind, nämlich a) die Daten der Ur- bzw. römischen Erstaufführung des jeweiligen Werkes; b) der Zeitpunkt der Abschrift durch die Kopistenwerkstatt – laut Lippmanns Vermutung „nicht lange nach der Komposition der Werke (innerhalb von 20 Jahren)“; L’intero fondo musicale appare espressione degli interessi musicali privati della famiglia emersi nel corso di diverse generazioni. Il vasto nucleo di partiture operistiche fu probabilmente raccolto ai tempi di Massimiliano Massimo (1770-1840) e di suo figlio Vittorio Massimo (1803-1873), tutti e due compositori „per passione“. Tra le opere qui documentate, la più antica è quella di Pietro Alessandro Guglielmi, Tito Manlio (1763), la più recente è quella di Gioachino Rossini, L’italiana in Algeri (1813). Ben due terzi delle opere vanno collocati nell’ultimo quarto del XVIII secolo. È però ovvio che nel contesto di una raccolta conclusa, in cui si rispecchia un buon mezzo secolo di storia operistica italiana, vadano distinti per la datazione quattro diversi piani temporali (pur non essendo completamente ricostruibili): a) le date della prima esecuzione in assoluto o romana della rispettiva opera; b) il momento in cui ne fu fatta una copia da parte di una copisteria – secondo Lippmann „non molto dopo la composizione delle opere (entro venti anni)“; [2] c) das Datum des Ankaufs durch die Familie Massimo; d) die zu einem einheitlichen Äußeren führende Bindung der Partituren. Während die Daten der Ebenen a bis c auch bandabhängig stark voneinander abweichen können, ist mit Lippmann, was den Punkt d) betrifft, eine gemeinsame Bindung der Exemplare zu einem relativ späten Zeitpunkt anzunehmen, als man wohl mit keinem unmittelbaren Zuwachs der Sammlung mehr rechnete. c) la data dell’acquisto da parte della famiglia Massimo; d) la rilegatura delle partiture che ne rese uniforme l’aspetto esteriore. Mentre le date relative ai piani da a) a c) possono divergere fortemente anche a seconda del volume, al punto d) si può presumere, con Lippmann, che la rilegatura di tutte le partiture sia avvenuta relativamente tardi, quando non si pensava più di ampliare la raccolta nell’immediato.

Stößt man bei den Bänden einerseits auf heute ›exotisch‹ anmutende Komponisten-Namen wie die von Giuseppe Nicolini, Valentino Fioravanti oder Francesco Gnecco – Musiker, die für die auch als „Interregno“ betitelte Übergangszeit der Operngeschichte um 1800 stehen Se da un lato s’incontrano nei volumi dei nomi che oggi appaiono „esotici“, ad esempio quelli di Giuseppe Nicolini, Valentino Fioravanti o Francesco Gnecco – tutti compositori che si collocano nel periodo di transizione della storia operistica intorno al 1800, chiamato anche „Interregno“ [3] – , so ist andererseits die Dominanz dreier ›großer‹ Persönlichkeiten unschwer zu übersehen: zeichnen doch Domenico Cimarosa mit 60 (darunter 40 Opere buffe und 20 Opere serie), der von der Forschung noch unzureichend rezipierte Pietro Alessandro Guglielmi mit 23 und Giovanni Paisiello mit 20 Titeln zusammen genommen für rund drei Viertel der vertretenen Werke verantwortlich. – , va riconosciuta la predominanza di tre „grandi“ personalità: Domenico Cimarosa è presente con 60 composizioni tra opere buffe (40) e opere serie (20), Pietro Alessandro Guglielmi, ancora poco recepito dalla ricerca, con 23, e Giovanni Paisiello con 20; questi compositori coprono complessivamente circa i tre quarti di tutto il fondo.

Die Sammlung der Partituren in einheitlicher Bindung ist aber nur ein Teil des gesamten handschriftlichen Musikalienbestandes im Hause Massimo. Neben mehreren Konvoluten, welche zahlreiche (Opern-)Bearbeitungen für Stimme(n) und Klavier aus dem 19. Jh. enthalten, und ein paar Dutzend Einzelfaszikeln finden sich ferner auch einige separate, in der äußerlichen Gestaltung von der der o.g. geschlossenen Sammlung abweichende Partituren; darunter u.a. Opern von Antonio Salieri (Axur, Cesare in Farmacusa und Palmira), Johann Simon Mayr (Medea in Corinto, 1813), Gaspare Spontini (La vestale in ihrer italienischen Fassung von 1824), Vittorio Trento (das Erfolgswerk Quanti casi in un sol giorno, 1801, hier ungebunden) sowie geistliche Werke von Nicola Antonio Zingarelli und Filippo Grazioli (La distruzione di Gerusalemme; Le tre ore di agonia del Nostro signore Gesù Cristo). Auch diese hier genannten Werke sind im Rahmen des Erschließungsprojektes Objekt der Digitalisierung gewesen, die insgesamt rund 144 Titel umfasst. La raccolta delle partiture con rilegatura uniforme costituisce tuttavia solo una parte di tutto il patrimonio di musiche manoscritte della casata Massimo. Oltre a diverse miscellanee che contengono numerosi adattamenti (operistici) per voce(i) e pianoforte risalenti al XIX secolo, e a qualche dozzina di fascicoli singoli, si trovano pure alcune partiture che divergono nell’aspetto esteriore da quelle della menzionata raccolta rilegata, tra cui opere di Antonio Salieri (Axur, Cesare in Farmacusa e Palmira), Johann Simon Mayr (Medea in Corinto, 1813), Gaspare Spontini (La vestale nella versione italiana del 1824), Vittorio Trento (l’opera di successo Quanti casi in un sol giorno, 1801, qui non rilegata), nonché opere sacre di Nicola Antonio Zingarelli e Filippo Grazioli (La distruzione di Gerusalemme; Le tre ore di agonia del Nostro signore Gesù Cristo). Anche queste opere sono state raccolte nel progetto di digitalizzazione che comprende complessivamente 144 titoli.

In Übereinstimmung mit Lippmann kann die ganz überwiegende Zahl der Partituren den wichtigsten römischen Kopistenwerkstätten zugeschrieben werden, und zwar denjenigen von Giovanni Battista Cencetti (für einige Jahre um 1800 als Cencetti e Derossi geführt), In accordo con Lippmann si può attribuire la grande maggioranza delle partiture alle più importanti copisterie romane, vale a dire a quelle di Giovanni Battista Cencetti (gestita intorno al 1800 per alcuni anni sotto il nome di Cencetti e Derossi), [4] Marco Adami und Gaetano Rosati. Dass dabei die Abschriften der Werke von Cimarosa und Paisiello oftmals auf die gleiche Quelle zurückzuführen sind wie die heute im Konservatorium von Neapel befindlichen Exemplare (entweder direkt auf das Autograph oder auf eine andere dort aufbewahrte Kopie), lässt sich mehr als einmal an der Übernahme kleinerer Fehler ablesen, etwa von falsch platzierten Notenschlüsseln bei ansonsten richtigem Notentext. (Eine weitere Gemeinsamkeit mit den Autographen besteht übrigens in der merkwürdigen Praxis, die Tenorpartien zuweilen mit wechselnden Notenschlüsseln zu notieren, also z.B. in den Rezitativen, und manchmal auch in einigen Ensembles im Sopran-, aber in den Arien im Tenorschlüssel.) Eine Liste der wichtigsten in der Sammlung Massimo anzutreffenden Kopistenhände ist im Rahmen dieser Projektpräsentation verfügbar. Gibt man in der Suchmaske der Datenbank die Bezeichnung eines bestimmten Kopisten ein (z.B. 27, D oder P) so erhält man in der Ergebnisanzeige diejenigen Manuskriptbände, an deren Herstellung er mitgewirkt hat. Marco Adami e Gaetano Rosati. Che le copie delle opere di Cimarosa e Paisiello derivino dai manoscritti custoditi oggi nel conservatorio napoletano (autografi oppure altre copie), si può dedurre in diversi casi dal perpetuarsi di piccoli errori, ad esempio la posizione sbagliata delle chiavi in uno spartito che per il resto è corretto. Un ulteriore elemento condiviso con gli autografi è costituito d’altronde dalla strana prassi di annotare nella stessa partitura alcuni brani per tenore con chiavi diverse: ad esempio nei recitativi o in alcuni pezzi concertati con la chiave di soprano, e nelle arie invece con la chiave di tenore. Un elenco delle grafie dei principali copisti della collezione Massimo è consultabile nel contesto di questa presentazione del progetto. Inserendo nella maschera di ricerca avanzata della banca dati l’identificativo di un determinato copista (ad esempio 27, D o P), si ottiene un elenco di tutti i volumi manoscritti alla cui produzione il copista ha contribuito (di solito assieme ad altri).

Die Möglichkeit eines Vergleichs der Cimarosa- und Paisiello-Quellen mit den entsprechenden Autographen sind ist bei den 23 Abschriften von Opern und Kantaten des aus dem toskanischen Massa Carrara gebürtigen Pietro Alessandro Guglielmi i.d.R. nicht gegeben; die Sammlung Massimo enthält insgesamt 7 Unikate von Werken dieses Komponisten. Guglielmi war lange in Neapel und später in Rom tätig, ab 1793 als Kapellmeister am Petersdom; hier verstarb er im Jahre 1804. La possibilità di confrontare le fonti – come nel caso di Cimarosa e Paisiello – con il corrispondente autografo non è data di norma per le 23 copie di opere e cantate di Pietro Alessandro Guglielmi di Massa Carrara, di cui la raccolta Massimo conserva complessivamente sette esemplari da considerare degli unica. Guglielmi lavorò a lungo a Napoli e successivamente a Roma, dal 1793 come maestro di cappella a San Pietro; morì nel 1804. [5] Bei den Unikaten handelt es sich um die komischen Opern I mietitori (uraufgeführt in Neapel 1781) Gli inganni delusi (ebd. 1789), Le false apparenze (ebd. 1791) und La pupilla scaltra (ebd. 1795); ferner um drei Werke geistlichen Inhalts: San Filippo Neri (Rom 1800, im MGG2 als Oratorium bezeichnet, wobei die Kürze des Werkes und die Besetzung mit ausschließlich 3 Stimmen auch die Bezeichnung Cantata des Titelblatts rechtfertigt), die Azione sacra Il paradiso perduto (ebd. 1802) und schließlich die Kantate Dionigi Areopagita (ebd. 1802, in MGG2 u.d.T. Cantata sagra angeführt). Außerdem enthält der Bestand drei komischen Opern von Guglielmis Sohn Pietro Carlo, welcher ebenfalls als Komponist in Rom aktiv war, wenngleich mit weniger Erfolg als zuvor sein Vater. Gli esemplari unici sono le opere buffe I mietitori (prima rappresentazione a Napoli nel 1781), Gli inganni delusi (ibid. 1789), Le false apparenze (ibid. 1791) e La pupilla scaltra (ibid. 1795); tre opere a contenuto sacro: San Filippo Neri (Roma 1800, definito oratorio nel MGG2, anche se la brevità dell’opera e l’impiego di esclusivamente tre voci giustifica pure il nome Cantata sul frontespizio), l’azione sacra Il paradiso perduto (ibid. 1802) e infine la cantata Dionigi Areopagita (ibid. 1802, nel MGG2 definita Cantata sagra). Il fondo comprende inoltre tre opere buffe del figlio di Guglielmi, Pietro Carlo, anch’egli attivo a Roma come compositore, sebbene con meno successo di suo padre.

Verleiht bereits die Präsenz der Unikate der Sammlung Massimo einen Ausnahmecharakter, so trägt die Rarität zahlreicher weiterer hier vorhandener Partituren ein Übriges zum großen Wert dieses Musikbestandes bei: Von vielen Werken sind außer der Massimo-Abschrift in der Tat weltweit nur 1-2 weitere Kopien bekannt. Dass bereits während der Anschaffung der Manuskripte oder kurz danach im Hause Massimo versucht wurde, die Sammlung systematisch zu erschließen, ist durch zwei bereits bei Lippmann erwähnte (unvollständig gebliebene) handschriftliche Kataloge dokumentiert. La presenza degli unica conferisce alla collezione Massimo un carattere d’eccezione, e il grande valore di questo fondo musicale è confermato dalla rarità di numerose altre partiture: in molti casi si conoscono in tutto il mondo, oltre alla copia romana, solo uno o due ulteriori esemplari. [6] Auffindbar ist zum gegenwärtigen Zeitpunkt nur einer der beiden, welcher ebenfalls digitalisiert wurde. Er enthält Indices der (hier teilweise durchnummerierten) Partituren mit Angabe der Textincipits der einzelnen Musiknummern und der entsprechenden Seiten- bzw. folio-Zahl in der Partitur. Die Hand ist identisch mit derjenigen, die ebenfalls in den Partituren selbst – fast immer auf den ersten, ursprünglichen weißen Seiten zwischen Einband und Titelblatt – ein analoges Inhaltsverzeichnis eingefügt hat; möglicherweise handelt es sich um ein Mitglied der Besitzerfamilie, welches, in durchaus „moderner“ Absicht geplant hatte, den Bestand vollständig zu ordnen und künftigen Nutzern einen besseren Überblick zu verschaffen (Abb. 1). Che già al momento dell’acquisto dei manoscritti, o immediatamente dopo, si cercasse nella casa Massimo di ordinare la raccolta in maniera sistematica, è documentato da due cataloghi manoscritti (rimasti incompleti) menzionati anche da Lippmann. Attualmente solo uno è reperibile ed è stato digitalizzato. Esso contiene degli indici delle partiture (parzialmente numerate) con l’indicazione degli incipit di testo dei singoli numeri musicali e il corrispondente numero di pagina o di foglio nella partitura. La mano è identica a quella che ha inserito un indice analogo nelle partiture stesse – quasi sempre sulle prime pagine, originariamente bianche, tra copertina e frontespizio; probabilmente si tratta di un membro della famiglia che, con proposito tutto „moderno“, intendeva ordinare tutto il fondo per orientare meglio eventuali futuri utenti. (ill. 1).

Abb. 1: Das Inhaltsverzeichnis von Pietro Alessandro Guglielmis La pupilla scaltra (1795) im handschriftlichen Katalog der Sammlung (links) und zu Beginn der beiden Partiturbände (rechts). ill. 1: L’indice dell’opera La pupilla scaltra (1795) di Pietro Alessandro Guglielmi nel catalogo manoscritto della collezione (a sinistra) e all’inizio dei due volumi della partitura (a destra).  


[1] Friedrich Lippmann: Musikhandschriften und -drucke in der Bibliothek des Fürstenhauses Massimo, Rom, in: Studien zur italienisch-deutschen Musikgeschichte XI, hrsg. von Friedrich Lippmann unter Mitwirkung von Silke Leopold, Volker Scherliess und Wolfgang Witzenmann, Köln 1976 (Analecta musicologica 17), S. 254-295: 257 Friedrich Lippmann: Musikhandschriften und -drucke in der Bibliothek des Fürstenhauses Massimo, Rom, in: Studien zur italienisch-deutschen Musikgeschichte XI, a cura di Friedrich Lippmann con la collaborazione di Silke Leopold, Volker Scherliess e Wolfgang Witzenmann, Köln 1976 (Analecta musicologica 17), pp. 254-295: 257.

[2] Vgl. Lippmann: Musikhandschriften, op. cit., S. 255. Cfr. Lippmann: Musikhandschriften, op. cit., p. 255.

[3] Zu diesen noch wenig erforschten Jahrzehnten italienischer Operngeschichte vgl. u.a.: Umbruchzeiten in der italienischen Musikgeschichte, hrsg. von Roland Pfeiffer und Christoph Flamm, Kassel u.a. 2013 (Analecta musicologica 50, Link zum Inhaltsverzeichnis: http://dhi-roma.it/fileadmin/user_upload/pdf-dateien/Print-Publikationen/Analecta_musicologica/Anl-50_Inhaltsverz_01.pdf). Su questi decenni della storia operistica in Italia ancora poco conosciuti cfr. tra gli altri: Umbruchzeiten in der italienischen Musikgeschichte, hrsg. von Roland Pfeiffer und Christoph Flamm, Kassel et al. 2013 (Analecta musicologica 50, link all’indice: http://dhi-roma.it/fileadmin/user_upload/pdf-dateien/Print-Publikationen/Analecta_musicologica/Anl-50_Inhaltsverz_01.pdf).

[4] Grundlegende, aber mit Blick auf seine Aktivitäten als Kopist bislang einer Weiterführung entbehrende Forschungen zu diesem für Rom überaus wichtigen Musikverleger bei Bianca Maria Antolini und Annalisa Bini, Editori e librai musicali a Roma nella prima metà dell’Ottocento, Rom 1988. Vgl. ferner Dizionario degli editori musicali italiani, 1750 – 1930, hrsg. von Bianca Maria Antolini, Pisa 2000. Studi fondamentali, ma finora non ulteriormente approfonditi in merito alla sua attività di copista, su questo per Roma importantissimo editore musicale sono stati compiuti da Bianca Maria Antolini e Annalisa Bini, Editori e librai musicali a Roma nella prima metà dell’Ottocento, Roma 1988. Cfr. inoltre Dizionario degli editori musicali italiani, 1750 – 1930, a cura di Bianca Maria Antolini, Pisa 2000.

[5] Die spärliche Literatur zu diesem Komponisten, darunter Giorgio Magri, Pietro Alessandro Guglielmi, Massa 1984, wurde in Folge seines 200. Todesjahres bedeutend erweitert durch die Kongressakten Pietro Alessandro Guglielmi (1728 - 1804). Musicista italiano nel Settecento europeo, hrsg. von Carolyn Gianturco und Patrizia Radicchi, Pisa 2008; darin auch der Beitrag von Eleonora Simi Bonini, I manoscritti di Pietro Alessandro Guglielmi nella Biblioteca della Casa dei Principi Massimo di Roma, S. 519-598. I pochi studi su questo compositore, tra cui quello di Giorgio Magri, Pietro Alessandro Guglielmi, Massa 1984, sono stati notevolmente arricchiti in occasione del 200° anniversario della sua morte dagli atti congressuali Pietro Alessandro Guglielmi (1728 - 1804). Musicista italiano nel Settecento europeo, a cura di Carolyn Gianturco e Patrizia Radicchi, Pisa 2008; cfr. qui anche il contributo di Eleonora Simi Bonini, I manoscritti di Pietro Alessandro Guglielmi nella Biblioteca della Casa dei Principi Massimo di Roma, pp. 519-598.

[6] Vgl. Lippmann: Musikhandschriften, op. cit., S. 257. Cfr. Lippmann: Musikhandschriften, op. cit., p. 257.